Titolo originale: Le Comte de Monte-Cristo
Autore: Alexandre Dumas (Dumas padre)
Genere: Romanzo d'appendice
Anno di pubblicazione: terminato nel 1844, pubblicato nel 1845-1846 (pubblicato in 18 parti)
Casa editrice: varie
Aforisma:
"Perché" disse nella lingua sonora delle figlie di Sparta e d'Atene "perché mi fai chiedere il permesso di entrare da me? Non sei tu il mio padrone? Non sono io la tua schiava?" Montecristo sorrise a sua volta: "Haydèe" disse, "non sapete?..." "Perché non dai del tu come sempre?" Interruppe la giovane greca. "Ho dunque commesso qualche mancanza? In questo caso bisogna punirmi, ma non darmi del voi" "Haydèe" disse il conte, "tu sai che siamo in Francia, e che per conseguenza sei libera." "Libera di far che?" Domandò la giovane. "Libera di lasciarmi." "Lasciarti!... e perché lo farei?" "Che so io?... Vedremo gente..." "Non voglio vedere alcuno." "E se in mezzo ai bei giovani che incontrerai, qualcuno ti piacesse, io non sarò tanto ingiusto..." "Non vidi mai uomo più bello di te, e non amai che mio padre e te"
Trama:
L'appassionante vicenda di Edmond Dantès che, ingiustamente condannato e imprigionato, riesce a vendicarsi dei suoi nemici grazie al tesoro dell'abate Faria, conserva ancora oggi inalterato tutto il suo fascino, continuando a ispirare riduzioni cinematografiche e televisive. Pubblicato per la prima volta en feuilleton sul "journal des Débats" nel 1844, dopo il clamoroso successo dei "Misteri di Parigi" di Eugène Sue, "II conte di Montecristo" seppe conquistare, fin dalle prime puntate, migliaia e migliaia di lettori, facendo diventare di colpo Edmond Dantes uno dei "supereroi" più amati dalla fantasia popolare e Alexandre Dumas uno degli scrittori più letti, non solo in Francia. Straordinario manipolatore di intrecci, Dumas costruisce con estrema abilità una vicenda ricca di imprevisti e di colpi di scena; spaziando dalle cupe segrete del Castello d'If alle catacombe romane, dalla Parigi del grand monde all'Oriente, dipinge un fedele ritratto della società della Restaurazione dominati dal potere del denaro, con un'efficacia degna di Balzac.
Recensione:
Ho cominciato a leggere questo libro d'istinto, per staccare da mondo, speravo che un libro di oltre ottocento pagine, che viene presentato come un grande romanzo ci sarebbe riuscito; e così è stato!
L'inizio è splendido, il giovane Dantès è un ragazzo perfetto: gran lavoratore, figlio amorevole e fidanzato affettuoso. Solo per poco tempo però le cose sembrano andare per il verso giusto, perché ci sono persone che sono invidiose della vita che conduce Edmond e vogliono liberarsene. Al danno si aggiunge la beffa quando il Procuratore del Re trova degli interessi a suo vantaggio nel mantenere le colpe del giovane e usarlo come capro espiatorio.
Certo, Edmond all'inizio è buono e si lascia aggirare, non rendendosi conto che lo stanno usando, ma gli anni di prigionia nel Castello d'If e la cultura che coltiva grazie alla conoscenza dell'abate Faria fanno crescere in lui il germe della vendetta. Quando si presenta l'occasione di fuggire riesce ad architettare un piano e metterlo in atto talmente grandioso che ad un certo punto spaventa anche lui.
Il Castello d'If |
Leggendo varie opinioni online ho scoperto che molti (es. Gramsci) lo definiscono un romanzo oppiaceo, creato per piacere alla massa: chi non ha mai subito un torto dal grande sistema e sogna la propria vendetta, il proprio riscatto?
Effettivamente sono d'accordo, è un romanzo in cui è facile immedesimarsi, la trama è incalzante e anche le sotto trame sono accurate, la linea temporale a volte risulta stravolta (vengono indicate delle date che non sempre coincidono, ad esempio quando Edmond conosce Albert de Morcef a Roma durante il Carnevale, ma ci sono altri esempi).
Un'altra affermazione che ho trovato è stata: "Il Conte di Montecristo è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più mal scritti di tutti i tempi e di tutte le letterature." (Umberto Eco)
Ecco, qui sono d'accordo con la prima parte, vi sfido ad abbandonare il Conte di Montecristo e le sue avventure alla ricerca della vendetta (io ho dovuto farlo per un periodo a causa di un intervento agli occhi, mancava poco che chiedessi a qualcuno di leggermelo, ma ho preferito trattenermi). Però la seconda parte dell'affermazione non ha ne capo ne coda, anche solo per le descrizioni dei banchetti Dumas merita di essere applaudito. Quando Franz incontra il Conte nel suo rifugio sull'isola di Montecristo pare quasi di essere lì con loro ad assaporare le prelibatezze a subire gli effetti dell'ambrosia (hashish).
L'isola di Montecristo |
I personaggi sono caratterizzati e ognuno ha la propria storia, persino la figlia di Danglar che non è poi così fondamentale, se non per l'utilizzo di Benetto contro il Barone, comunque la sua storia personale poteva essere molto meno approfondita.
Riguardo ai personaggi ho visto che molti considerano Dantes "inesistente", "senza carattere", ma io penso che invece sia il contrario, un uomo consumato dalla vedetta si annulla e agisce solo in funzione della stessa. Credo che ci sia un po' di lui in tutti i travestimenti che utilizza: il Conte di Montecristo, Sindbad il marinaio, Lord Wilmore e l'abate Busoni.
Se posso dire una cosa che mi ha fatto molto dispiacere è il finale di Mercedes, ho capito che è ciò che lei vuole, ma Edmond l'amava ancora, e l'avrebbe resa una regina. Forse le avrebbe ricordato le pene subite a causa di suo marito, ma loro erano perfetti l'uno per l'altra.
Nonostante ciò l'aforisma che ho scelto dimostra che in ogni caso Dantès passa il resto della sua vita con una persona che lo ama sinceramente.
Tirando le somme si tratta di un libro da leggere, almeno una volta nella vita, perché l'insegnamento finale annulla tutte le critiche che gli sono state mosse e nessuno rimarrà deluso da una lettura tanto avventurosa e coinvolgente.
Valutazione: 9/10
Buona lettura!
Nessun commento:
Posta un commento